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Storia della Calzatura




LA STORIA DELLA CALZATURA NEI SECOLI

La calzatura ha una storia che risale a migliaia di anni nel tempo, ed è stata già ai primi stadi della sua comparsa un oggetto di prestigio.
Le prime scarpe, probabilmente prodotte con fibre vegetali attorcigliate, o pelli allo stato grezzo, venivano legate al piede con stringhe e, senza dubbio, sono nate dalla necessità di realizzare una protezione del piede nei movimenti su terreni accidentati e in diverse condizioni climatiche. Ancor oggi esistono esempi di calzature di antiche civiltà, quali l'egiziana, la cinese e la vichinga.
Ben presto, tuttavia, le persone ricche e influenti cominciarono a distinguersi tra di loro anche con l'utilizzo di calzature dalla tipologia differenziata e dai contenuti artigianali più o meno elevati, comprese le decorazioni sempre più abbondanti che caratterizzarono le loro scarpe.
L'uomo della preistoria molto probabilmente sarà stato stimolato nell'invenzione delle calzature tanto dal desiderio di correre più veloce, quanto dall'esigenza di rendere indistinte le orme lasciate e di proteggere i piedi dall'eccessivo caldo o dall'eccessivo freddo o dalle asperità del terreno. Da quando sorsero i primi agglomerati urbani ed iniziò l'arricchimento qualitativo della vita dell'uomo grazie all'integrazione sociale ed alla suddivisione del lavoro, le scarpe vennero ad assumere precisi significati.


Nell'antico Testamento - esattamente nel Deuteronomio - è scritto che togliere un sandalo al fratello di un defunto indica alienarne ogni diritto sull'eredità e quindi "scalzare" l'autorità. Le scarpe, in sintesi, sin dalle prime culture urbane furono viste come dei veri "status symbols", in quanto rappresentative, secondo precise caratteristiche, della posizione dell'individuo in una determinata struttura sociale
.
Quanto più elevato era il rango di una persona, tanto più specifici erano gli elementi distintivi connessi alla forma, alla materia, al colore. Inoltre furono un attributo di numerose divinità, ad esempio, il dio Hittita della tempesta e Mercurio, quest'ultimo celebre per i suoi calzari alati.


Scalzi andavano coloro che appartenevano alle classi meno abbienti, gli schiavi e chi veniva privato del diritto di unirsi in matrimonio; non a caso tutt'oggi gli appartenenti a vari ordini religiosi in segno di umiltà e povertà vanno a piedi nudi o, al massimo, indossando semplici e rozzi sandali.
Delle grandi civiltà del passato, quella che in modo particolare sviluppò l'attività calzaturiera fu la greca. Agli antichi greci va infatti il merito di aver intuito le principali specie-basi del genere scarpa, assumendosi pure il compito di chiarire e razionalizzarne la funzionalità. Essi elaborarono scarpe di ogni tipo: sandali, aperte, chiuse, alte, basse, per il teatro, per cavalcare, per cacciare, per passeggiare, per casa, per lavoro ed anche per quello che noi oggi chiamiamo eufemisticamente "
tempo libero
".
Per di più i greci, come del resto i romani (che adoperarono scarpe simili a quelle greche), ebbero un gran rispetto per il piede: pertanto le calzature erano confezionate in modo tale da evitare malformazioni alle ossa delle estremità inferiori, consentendo notevoli gradi di libertà al piede stesso.
La grande tradizione artigianale calzaturiera greca si diffuse su tutto il territorio dell'antico impero romano per declinare solo durante il periodo delle cosiddette invasioni barbariche.


Dopo il Mille, però, vale a dire quando sorsero le città e con esse le corporazioni, fra le tante "
Arti", anche la calzaturiera risorse, soprattutto per confezionare modelli sempre più raffinati e preziosi per la ricca borghesia. Dal Medioevo in poi è comunque riscontrabile un continuo incremento delle attività relative all'abbigliamento, quasi gli uomini avessero riscoperto l'incompiutezza naturale del loro corpo nudo e se ne fossero sentiti avviliti. In particolare l'artigiano calzaturiero fu sempre tenuto in grande considerazione, tanto che assunse una notevole importanza per l'economia di molti centri produttivi in quasi tutte le nazioni europee.
Si elaborano sempre nuove varianti formali, molte delle quali bizzarre e del tutto irrazionali, secondo il gusto dei tempi e le varie richieste di moda.
Solo verso la fine del XVI secolo comparve per la prima volta un espediente poi associatosi in modo indissolubile alle scarpe e tale che modificò il modo di camminare della gente, uomini e donne: il tacco.

Si può affermare che la scarpa,
dal 1600 in poi, abbia subito l'influenza dittatoriale del tacco, divenuto subito elemento stabile del costume, l'oggetto più amato dai "calzati
" e, di conseguenza, il più studiato ed il più variato nella ideazione da parte dei calzolai.

Questo sviluppo tecnico portò tuttavia problemi in relazione all'appaiamento delle calzature, poiché, mentre le calzature prodotte prima del XVII secolo, distinguevano la destra dalla sinistra già dai tempi dei Romani, dagli inizi del diciassettesimo secolo fino al 1820 circa, divenne abitudine produrre scarpe lineari intercambiabili (non destra e sinistra) da essere portate su qualsiasi piede. Lo sviluppo dei tacchi alti ha creato la necessità di realizzare scarpe e stivali dai fondi più robusti e con una più precisa forma e migliore stabilità di quanto realizzato fino ad allora.
Per secoli le scarpe sono state realizzate su due tipi di forme fondamentali. La prima forma metallica era all'incirca come il piede umano, forse di origine romana, ed era usata a titolo d'incudine per ribadire i grossi chiodi fissati nel cuoio. La seconda forma era costruita in legno ed era una forma che determinava la precisa dimensione e modello della tomaia e che successivamente serviva per realizzare la completezza della cucitura della calzatura nel montaggio. Nessuna forma, invece, veniva usata per la realizzazione delle calzature fascianti morbide, che erano in uso dai primi del medioevo fino al XVI secolo, ma l'accessorio forma-modello era divenuto essenziale per tenere assieme e permettere di formare la scarpa con guardolo, nel corso della cucitura, dal XIV secolo in avanti.


Fino agli albori del XVII secolo non c'erano delle grosse differenze nello stile e nella tipologia della calzatura da uomo nei confronti delle calzature da donna, nonostante che verso quel periodo quest'ultima cominciasse ad essere oggetto di studi attenti e venisse realizzata con maggiore cura stilistica. La scarpa destra e sinistra costituivano l'immagine speculare l'una dell'altra. Lo sviluppo del tacco creò degli enormi problemi nella produzione delle forme in legno che dovevano essere così accurate da garantire sufficiente robustezza alla calzatura in modo che vi si potesse fissare solidamente il tacco. Forme lineari non modellate erano chiaramente più facili da realizzare e rimasero in effetti di uso generale fino agli anni venti, quando nuovi sistemi di fresatura risolsero molti problemi legati alla realizzazione pratica delle forme. Alcune calzature da donna tuttavia hanno continuato ad essere prodotte in forma lineare fino al 1850 circa, sostanzialmente, con due sole misure di larghezza, quella assottigliata, che, veniva realizzata usando la forma tal quale mentre la forma larga veniva realizzata sovrapponendo una tomaia preformata attorno alla forma e rimuovendola solo alla fine dell'assemblaggio della calzatura.



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